sabato 27 dicembre 2014

Invito all'anniversario della strage di Roboski Domani, 28 dicembre 2014, alle ore 14:00 al centro socio-culturale Ararat

Domani, domenica 28 dicembre, alle 14:00 al centro socio-culturale Ararat si terrà una commemorazione del massacro di Roboski in occasione del terzo anniversario della strage, per continuare a chiedere giustizia per le vittime del massacro e condannare ancora una volta il massacro di civili kurdi da parte dello stato turco. 


Il 28 dicembre del 2011 alcuni caccia dell’aviazione turca hanno attaccato il villaggio di Roboski nel distretto di Uludere, alla frontiera con il Kurdistan iracheno, massacrando 34 civili, quasi tutti giovani tra i 12 e i 20 anni.

Un gruppo di una quarantina di persone, di cui solo 3 sonsopravvissute, partito per il confine era stato fermato da alcuni soldati durante il tragitto e poi bombardato dagli F-16 dell'aviazione turca.
I sopravvissuti hanno raccontato che trasportavano barili di benzina per contrabbandarli,
cosa molto comune in quella zona. Le vittime sono state arse e sfigurate dalle esplosioni. 
Il governo turco dichiarò in un primo momento che erano stati colpiti guerriglieri armati del PKK (Partito dei Lavoratori del Kurdistan) . Le autorità ammetteranno, in seguito, che le vittime erano”contrabbandieri ” civili che operavano nel Kurdistan al confine tra Turchia e Iraq.
In quella zona spesso non c'è altro lavoro possibile. La guerra e la repressione dello Stato turco, che ha disseminato mine in tutta la zona di confine, hanno reso quasi impraticabili l'allevamento e l'agricoltura che erano le uniche risorse della regione.

Il massacro è avvenuto con l'impiego di Droni, cioè "Aeromobili a pilotaggio remoto" forniti dagli Stati Uniti alla Turchia. Tali velivoli già in passato si erano rivelati pericolosissimi, ed avevano provocato la morte di civili del tutto estranei ai conflitti.

La prima indagine ufficiale sul massacro è stata criticata e definita “priva di credibilità” da diversi organismi internazionali di difesa dei diritti  umani. Il 27 marzo 2013, un anno e mezzo dopo la strage, la Commissione dei Diritti Umani del Parlamento turco ha approvato una relazione che  ancora una volta non è riuscita a far luce sulla strage . Il rapporto ha concluso che non vi è alcuna responsabilità di chi ha ordinato l’attacco e definisce la strage come “incidente”.

A gennaio 2014 un tribunale militare di Ankara, dopo 15 mesi di ‘inchiesta‘, ha prosciolto i cinque ufficiali sotto processo per la morte dei 34 civili kurdi.
Nella sentenza il tribunale militare di Ankara si dichiara incompetente a giudicare relativamente all’esposto presentato dai familiari delle vittime. Il tribunale sottolinea che
i membri delle forze armate turche hanno agito nel quadro delle decisioni adottate dal consiglio dei ministri..”.La strage viene definita un “errore inevitabile” compiuto dai soldati “nell’esercizio delle loro funzioni”.
I familiari delle vittime hanno fatto sapere che se i loro ricorsi alla Corte Costituzionale turca non avranno esito positivo si rivolgeranno alla Corte Europea dei Diritti Umani.

Per tre anni i parenti delle vittime hanno chiesto giustizia, viaggiando per tutta la Turchia e recandosi anche in Parlamento. Il governo voleva pagare degli indennizzi ma loro hanno rifiutato chiedendo che fosse fatta giustizia.
Il 26 dicembre scorso le famiglie dei 34 civili massacrati, si sono recate sulle tombe dei loro cari e hanno protestato per la 156esima settimana per chiedere giustizia. Veli Encu, fratello di una delle vittime e parente di altre 11, ha invitato la gente a Roboski per commemorare l'anniversario della strage dicendo: “un processo di pace senza che gli assassini di Roboski siano chiamati a rendere conto, non è sincero” “chiediamo ancora una volta alle autorità di perseguire i responsabili del massacro.” Invece di dire 'se c'è la pace, Roboski sarà risolta', diciamo 'se Roboski viene risolta ci sarà la pace'.
Encu ha condannato gli attacchi della polizia contro gli studenti che hanno istituito stand in varie università per commemorare il massacro di Roboski, aggiungendo che mentre il governo dell’AKP continua a sparare contro i bambini sulle strade, sta usando il sistema giudiziario per scagionare i responsabili del massacro.

Encu ha concluso invitando tutti all’anniversario della strage.

Le famiglie delle vittime di Roboski vogliono verità e giustizia. Hanno invitato gruppi internazionali, associazioni, istituzioni e persone ad unirsi a loro nella ricerca della giustizia e della verità!

martedì 12 agosto 2014

LE DONNE LIBERE,VITA LIBERA




All’opinione pubblica internazionale e all’umanità che resiste.

L’organizzazione terroristica IS (Stato Islamico), che sta compiendo massacri e genocidi nei confronti dei popoli, comunità religiose e società del Medio Oriente, che non porta altro che morte e brutalità e viene sfruttata dal sistema capitalistico come organizzazione di provocatori, in questo momento sta commettendo crimini di guerra in spregio degli umani per distruggere i valori di umanità in Kurdistan e nel Medio Oriente.
Al momento le bande aggressive e fasciste di IS proseguono con i loro attacchi con grandissima brutalità ed inimicizia nei confronti del Kurdistan a Kobanê, Mossul e Şengal (Sinjar). Persone vengono decapitate, messe in futa, donne violentate e bambini lasciati alla morte per fame e per sete.
Case e proprietà vengono distrutte e saccheggiate. Città sacre vengono date alle fiamme, saccheggiate, distrutte e sporcate. Persone anziane, sagge, vengono assassinate. Tutti coloro che sostengono la storia dei popoli e i valori dell’umanità sono bersaglio dei banditi di IS. La barbarie di IS prosegue i suoi orrendi attacchi come nemico dei popoli e delle comunità religiose.
Le bande di IS infibulano bambine, strumentalizzano donne come concubine come strumenti sessuali, vietano negozi di parrucchiere e violentano e riducono in schiavitù donne per “fidanzamenti religiosi” della durata di una o due ore. Come ha detto la parlamentare yezida Viyan Daxil, donne vengono vendute al mercato, violentate e considerate come bottino.
Le bande che da due anni compiono brutali attacchi nel Rojava (Kurdistan occidentale), il 3 agosto 2014 hanno iniziato ad attaccare Sengal e i suoi dintorni che si trovano nel Kurdistan meridionale, una delle regioni più preziose per il popolo curdo. Compiono massacri nei confronti del popolo yezida che appartiene ad una delle più antiche religioni tra il popolo curdo.
Come risultato di questi attacchi più di 10.000 curdi yezidi sono dovuti fuggire sul monte Sengal. Più di 30.000 donne, bambini e anziani sono stati costretti a lasciare le proprie case. Anche se tuttora non ci sono indicazioni precise sui numeri, si parla di migliaia di donne rapite da IS per essere vendute sul mercato degli schiavi o violentate.
Le persone che sono dovute fuggire in montagna per via della fame e della sete guardano la morte negli occhi. Più di 50 bambini sono già morti per mancanza di acqua e di cibo e il numero cresce ogni giorno. Secondo quanto affermano delegazioni che hanno visitato Sengal, centinaia di donne si sono suicidate per non cadere nelle mani di IS.
A Sengal in questo momento viene commesso un genocidio e un crimine contro l’umanità. Coloro che danno ogni tipo di sostegno ad IS che disprezza gli esseri umani ,e gli stati che tacciono sui massacri sono corresponsabili. Soprattutto la Turchia, l’Arabia Saudita, il Qatar, gli USA e gli Stati dell’UE sono corresponsabili di questi assassinii. Per garantire i propri interessi in Medio Oriente lasciano i popoli che vi risiedono, donne, religioni e culture a incredibili massacri.
Anche se ora gli USA e gli stati dell’UE dicono che è in atto una tragedia umanitaria e che provvederanno ad aiuti umanitari è evidente che il loro contributo all’espansione e alla radicalizzazione dei banditi di IS non spariranno per questo. Allo stesso modo non potranno nascondere il proprio silenzio di fronte agli attacchi al popolo palestinese. La politica di questi stati è una politica del divide-et-impera, che nutre conflitti tra gruppi etnici e religiosi nel Medio Oriente per rendere dipendete la regione, per poterla in questo modo sfruttare per i propri interessi imperialisti.
Come reazione a questa politica ora i popoli curdo, arabo, armeno ed assiro ora costituiscono una forza di difesa comune. I curdi e i popoli oppressi e le comunità religiose del Medio Oriente cercano di ribellarsi con i propri mezzi contro questi attacchi che disprezzano l’umanità. Cercano di proteggersi e di difendersi secondo il principio della legittima autodifesa. Le donne e uomini delle unità di guerriglia che al momento fanno resistenza nel Rojava e nel Kurdistan meridionale non si impegnano solo per le donne e i popoli nel Kurdistan e nel Medio Oriente, ma per tutte le donne progressiste, alla ricerca della libertà, democratiche, e che resistono e per la dignità umana.
Come Movimento Europeo delle Donne Curde facciamo appello a tutte e tutti coloro che stanno dalla parte della libertà della democrazia e della parità di diritti a tutte e tutti i/le resistenti perché diano sostegno. Chiediamo a tutte e tutti di compiere del lavoro per il sostegno materiale e per la solidarietà e di essere solidali con il popolo a Sengal e nel Kurdistan!

10. agosto 2014

TJKE- Europa Movimento delle Donne Curde

martedì 8 luglio 2014

Ararat: arte e cultura curda nel cuore dell'ex-Mattatoio di Roma




 9 luglio 2014
sala della piccola protomoteca – Campidoglio
dalle 16.00 alle 18.00


Introduce:  Gianluca Peciola (capogruppo SEL al consiglio comunale di Roma Capitale)   

Interventi di: 
Alessia Montuori (Ass. Senzaconfine) – Ararat al Mattatoio: un punto fermo nella città di Roma  
Xerip Siyabend (centro socio-culturale kurdo Ararat) – Ararat come centro socio-culturale: il progetto  
Arch. Alessandra Tolfa e Arch. Giulia Fiocca (Stalker) - Primi interventi di recupero della struttura  
Alfonso Perrotta (Associazione interculturale Villaggio Globale)  

Sono stati invitati:  
Giovanni Caudo (Assessore alla Rigenerazione urbana, Roma Capitale)  
Paolo Masini (Assessore alle Periferie e ai Lavori Pubblici, Roma Capitale)   

per contatti: centroararat@hotmail.com, 3498327322

giovedì 19 giugno 2014

CORSO DI LINGUA KURDA

Ieri il primo incontro con il nostro Mamoste!
Le lezioni si terranno tutti i giorni ad Ararat dalle 18:00 alle 21:00 esclusa la domenica. 
La prima lezione sarà stasera e l'ultima venerdì 4 luglio.
VI ASPETTIAMO!

martedì 8 maggio 2012

Erdogan assassino!

Arriva a Roma il premiero turco Erdogan e in piazza del Pantheon la comunità kurda di Roma protesta contro la "politica di genocidio" nel Kurdistan turco.
 
 
 
 
 

venerdì 23 marzo 2012

Avrupa ve Ukrayna'da Newroz kutlamaları

Newroz kutlamaları çeşitli etkinliklerle diaspora Kürtleri tarafından kutlanmaya devam ediyor. Almanya’nın Oldenburg kenti, İsviçre’nin Lozan kenti, İtalya’nın başkenti Roma ve Ukrayna’nın Odesa kentlerinde Newroz kutlamaları yapıldı

lunedì 19 marzo 2012

Newroz 2012 al Centro Ararat

Martedi 20 Marzo I FUOCHI DEL NEWROZ: DANZE E MUSICHE  PER IL NUOVO GIORNO
Fiaccolata dal Colosseo al Centro Ararat - Campo Boario, Largo Dino Frisullo
A partire dalle ore 18.00 – Ingresso libero
Le Associazioni Europa Levante e Ararat vi invitano a degustare alcuni piatti tipici kurdi, accompagnati: dalle musiche e i canti di Serhat Akbal e Mamoste; da una performance teatrale dei rifugiati residenti presso il centro Ararat; dallo spettacolo del gruppo di danze tradizionali del Kurdistan, costituito da ballerini/e kurdi/e ed italiani/e. Dalle ore 24.00, come ogni anno, si ballerà  intorno al fuoco del Newroz, simbolo di rinascita e di libertà.

venerdì 9 marzo 2012

Roma: Attacco al diritto d’asilo per i perseguitati


6 marzo 2012 – I Kurdi richiedenti asilo di Roma hanno manifestato contro la chiusura di una delle poche strutture sanitarie specializzate sia nel far fronte ai traumi (specie psicologici) delle torture e persecuzioni subite, sia nel corredare la loro richiesta d’asilo con documentazione medica adeguata. I Kurdi, assieme all’associazione ‘Senza Confine’ e ad altre componenti dell’associazionismo romano che coadiuva il percorso della loro richiesta d’asilo, hanno tenuto un presidio presso l’Ospedale San Giovanni-Addolorata, dove aveva sede l’ “Ambulatorio per le Patologie Post-Traumatiche e da Stress” (della rete Nirast), che la direzione dell’Ospedale aveva repentinamente soppresso il 1° marzo.

mercoledì 15 febbraio 2012

Kürtler ‘Öcalan'a özgürlük’ istedi

PKK Lideri Abdullah Öcalan'ın Türkiye'ye bir komplo ile teslim edilmesinin yıldönümü nedeniyle kepenklerin kapalı olduğu Kürdistan'da yürüyüş ve kitlesel basın açıklamaları yapıldı. Polisin gözaltı terörüne karşı 40 il ve ilçede yapılan basın açıklamaları ile 15 Şubat kınanarak, direniş mesajı verildi.

venerdì 13 gennaio 2012

Baskına uğrayan Kürt kurumları: Direnişe devam

ANF15:03 / 13 Ocak 2012 İstanbul Özel Yetkili 10. Ağır Ceza Mahkemesi'nin kararıyla Kürt siyasetçilerine yönelik Diyarbakır, Bingöl, Batman, Antep, Malatya, Siirt, Urfa, Van, İstanbul, Ankara, Ağrı, İzmir, Adana, Mersin ve Mardin'de "KCK" adı altında başlatılan operasyonlarda BDP, İHD, KESK, KURDÎ-DER, TUHAD-DER ve belediye eğitim destek evlerine yönelik baskınlarda kurumların tüm arşivlerine el konuldu. Baskına uğrayan tüm Kürt kurumları, "Direnişe devam" mesajı verdi.

lunedì 9 gennaio 2012

Roma: contro il massacro di civili in Turchia

Martedì 10 gennaio dalle ore 15 alle in PIAZZA DEL POPOLO presidio dei Kurdi di Roma per protestare contro il massacro di civili in Turchia.

giovedì 5 gennaio 2012

lunedì 2 gennaio 2012

Roma: Presidio kurdo contro il massacro di civili in Turchia

Continua la mobilitazione dei kurdi di Roma contro il massacro di civili nel villaggio kurdo di Roboski del 28-12-2011, mentre in tutto il Kurdistan, in Turchia e nelle principali città europee il lutto e la rabbia dei kurdi si esprime nelle piazze, nelle vie e di fronte alle Ambasciate.

Martedì 3 gennaio tra le ore 14 e le ore 20
si terrà un presidio dei kurdi romani in Largo di Torre Argentina, convocato dal Centro Culurale Kurdo Ararat e dall’UIKI, “Ufficio di Informazione del Kurdistan in Italia”, con l’adesione della Rete Kurdistan Roma, Senza Confine”, Un Ponte per

Roma: protesta kurda a S. Pietro

Martedì 1 gennaio 2012 si è tenuta una breve manifestazione dei kurdi del centro Ararat in piazza San Pietro a Roma, di fronte alla Basilica gremita di turisti: un grande striscione recava la scritta: “Fermiamo il massacro dei kurdi in Turchia”, ed è stato distribuito il volantino riportato qui in calce.

Protestiamo contro il massacro della popolazione civile kurda in Turchia
Vogliamo esprimere alla popolazione italiana il nostro lutto e la nostra protesta, come kurdi che vivono in Italia, per l’orribile massacro effettuato nella sera di mercoledì 28 dicembre dall’aviazione militare turca. Alle ore 21,20 circa, nel villaggio kurdo di Roboski (Ortasu in turco), a pochi chilometri dalla città di Uldere, in provincia di Şırnak, in Turchia, non lontano dal confine iracheno, 36 abitanti, quasi tutti giovani tra i 12 ed i 20 anni, sono stati uccisi dal bombardamento effettuato da F-16 dell'aviazione turca su precedente segnalazione di Droni senza pilota.Un gruppo di una quarantina di persone (di cui solo 3 sono poi sopravvissute) era partito dai villaggi di Ortasu e Gulyazi dirigendosi verso il confine con l’Iraq. Era stato fermato da alcuni soldati durante il tragitto e poi bombardato dagli F-16 verso le 21,20.

venerdì 30 dicembre 2011

La rabbia kurda

Roma 29 dicembre 2011 manifestazione kurda davanti all'Ambasciata Turca. L'esercito turco ha ucciso nella notte tra mercoledì e giovedi almeno 35 civili in un attacco aereo contro un villaggio nella provincia di Sirnak. 36 abitanti compresi bambini e studenti delle scuole superiori sono stati uccisi nel bombardamento.

Continua il massacro da parte dello stato turco!

Kurdistan National Congress (KNK) - Aerei da guerra turchi bombardano villaggio kurdo e massacrano 40 bambini e giovani a Sirnak, nel sud-est turco. La scorsa notte, aerei da guerra turchi hanno bombardato il villaggio Roboski, un villaggio kurdo nella provincia sud-orientale di Sirnak in Turchia, uccidendo almeno 40 civili, molti dei quali bambini e ragazzi. 24 delle persone uccise appartengono alla stessa famiglia. Un contadino che è scampato all’attacco aereo, rimanendone ferito, ha raccontato che le bombe hanno risucchiato l’aria rendendola irrespirabile, hanno sparso un odore acro e bruciato i corpi. Altri contadini che hanno trovato riparo sotto una grande roccia sono stati schiacciati dalla roccia stessa. Un altro contadino ha detto che i soldati li hanno radunati proprio qualche minuto prima dell’attacco e portati via. I corpi di 35 persone sono stati già rinvenuti, mentre altri sono ancora da rinvenire essendo sepolti sotto le macerie del bombardamento.
Chi dirà allo stato turco e al governo dell’AKP di FERMARSI e SMETTERE di bombardare I propri cittadini disarmati? Questo stato e governo solo pochi giorni fa hanno massacrato dei guerriglieri kurdi facendo uso di armi chimiche e danneggiando irreparabilmente l’ambiente naturale in Kurdistan, ciononostante nessun organismo internazionale li ha criticati. Ora lo stato e il governo confidando in questo silenzio e massacrano i civili. Se questo non è un tentativo di genocidio allora di cosa si tratta?

Quegli stati che forniscono armi, gas e sostegno finanziario allo stato turco si renderanno conto dei risultati che producono? Che cosa faranno al riguardo le organizzazioni delle NU e per i diritti umani?  Intendono far implementare i principi dei diritti umani universali alla Turchia?
 
Che cosa faranno nei confronti dello stato turco che fa uso di armi contro i civili, quegli stati che ritengono legittimi gli interventi negli stati mediorientali sulle basi dei diritti umani? Da una parte lo stato turco arresta civili, politici, avvocati, intellettuali e bambini, più di 5mila persone in totale, dall’altro lato sta massacrando i civili kurdi. Questo dimostra apertamente che è in atto un piano sistematico per rompere la volontà del popolo attraverso diverse forme di violenza.

Come Congresso Nazionale Kurdo (KNK) facciamo appello all’opinione pubblica internazionale, alle ONG democratiche e alle altre organizzazioni internazionali democratiche affinché condannino le azioni dello stato turco. Inoltre, chiamiamo l’UE e gli USA, così come tutti gli altri stati, di porre l’embargo e congelare le loro relazioni con la Turchia.

Kurdistan National Congress (KNK)
29.12.2011

giovedì 7 luglio 2011

La Turchia arresta la democrazia!

Roma Piazza della Repubblica 01/07/2011

Il Tappeto Volante ad Ararat

Il Tappeto Volante, realizzato da Stalker nel centro dei rifugiati curdi Ararat di Roma presso il  Campo Boario, riproduce, in corde e rame, il soffitto islamico della Cappella Palatina di Palermo, riattualizzando la relazione tra culture diverse che lo aveva generato nell’XII secolo. leggi tutto

I Video di Resetdoc: Ararat, l'accoglienza dei rifugiati curdi - Ilaria Romano | Reset Dialogues on Civilizations

I Video di Resetdoc: Ararat, l'accoglienza dei rifugiati curdi - Ilaria Romano

ARARAT Centro culturale Kurdo

Antonella Di Girolamo - ARARAT Centro culturale. vedi le foto

Viaggio nel Kurdistan italiano a Roma

Valentina Chiodi - Un giorno per caso sono capitata al Villaggio Globale di Testaccio, all'Ararat; non so come mai, ma a volte le cose capitano così, da sole, senza cercarle, o forse inconsciamente le hai sempre cercate assecondando i tuoi desideri interiori, e quando capitano, ti senti un po' fortunato, perché è come se si avverassero dei piccoli miracoli... leggi tutto

Roma Piazza Venezia 2011

Roma 25 aprile

Ararat Roma Newroz 2010

Roma Piazza Kurdistan 2010

La democrazia non si arresta!

Roma manifestazione antirazzista 2009

Ararat 1999

Il centro Ararat nasce nel maggio 1999 al Campo Boario, nell'edificio dell'ex veterinario del complesso in disuso dell'ex Mattatoio di Testaccio. Uno stabile abbandonato che è diventato uno spazio di accoglienza e di ospitalità, ma anche uno spazio dove sperimentare forme di condivisione tra attività artistica e culturale, solidarietà civile e trasformazione del territorio. L'edificio è stato ribattezzato con il nome di Ararat, monte leggendario sul quale si arenò l'Arca di Noè scampata al Diluvio Universale, portando in salvo tutte le specie animali e vegetali del pianeta, nonché il nome della prima nave carica di profughi curdi giunta in Italia. Ararat è anche e soprattutto il monte simbolo dei curdi e degli armeni, popoli oppressi e dispersi dalla repressione turca. La costruzione di questo spazio è stata possibile negli anni grazie allo sforzo dei profughi curdi stessi che vi hanno trovato accoglienza, dell'associazione Azad, del Villaggio Globale, dell'associazioneSenzaconfine, delle Donne in nero e di molti altri (gli architetti di Stalker, l'associazione “Un ponte per...”, oltre che di vari artisti e studenti). Attualmente vi sono presenti una sala da tè, la cucina, il barbiere, la sala di lettura in cui è possibile leggere pubblicazioni sulla questione kurda e vedere il canale satellitare in lingua kurda Roj TV, e gli spazi abitativi.
Tutte le attività sono autogestite e autofinanziate dagli ospiti del centro con la collaborazione di volontari e volontarie esterne. Parallelamente alla funzione di accoglienza, Ararat è uno spazio in cui coltivare coraggiosamente la propria cultura e identità (pur mutevole e in continuo divenire), attività che diventa fondamentale per non sentirsi completamente persi dopo aver varcato il confine del proprio paese con la prospettiva di non tornarci mai più, o di non potervi rientrare per un periodo molto lungo: la comunicazione delle ragioni dell'esilio alla società ospitante, ma anche delle bellezze e del valore storico della cultura di provenienza può essere un significativo mezzo di empowerment per delle persone che hanno perso molto, e che molto sono state costrette a lasciare dietro di sé.
MKM, pronunciato MeKeMè, è un acronimo il cui significato è “centro culturale della Mesopotamia”: la Mesopotamia, culla della civiltà, ha visto nel corso del suo sviluppo storico un moltiplicarsi di culture, frutto del suo essere luogo di scambio e di transito fra l'occidente e l'oriente, è stata il luogo d'origine e sviluppo fra gli altri del popolo kurdo. Ararat vuol essere il MeKeMè di Roma, ponte fra Oriente e Occidente nel cuore della capitale d'Italia, punto di riferimento per la diaspora kurda nel nostro paese.
Oggi Ararat è una parte importante di questa città; il Comune ha regolarizzato da tre anni circa il contratto d'affitto, le istituzioni cittadine ne riconoscono – seppur informalmente – il ruolo di accoglienza, senza che per questo ci sia un sostegno concreto alla gestione e alle attività.